








Sul versante del monte in direzione Punta Telegrafo si trova il convento dei Passionisti,casa madre della congregazione religiosa fondata nel XVIII secolo da san Paolo della Croce.
Un luogo tranquillo e ombreggiato anche d’estate lontano dalla folla di villegianti. Da qui, si ha una bella vista su Orbetello, la laguna e il tombolo della Giannella, che aiuta a capire meglio la morfologia della laguna.
Si può visitare la cappella del convento, piccola e racolta, e, volendo, inginocchiarsi in preghiera nello stesso posto in cui sostò il Papa Giovanni Paolo II nell’anno 2000.
Bellezza architettonica e natura integra
Tra il verdeggiare dei boschi spicca già sulla strada della Giannella un punto bianco che, avvicinandosi, rivela tutta la sua bellezza architettonica. È il Convento della Presentazione dove oggi vivono una decina di Padri Passionisti. Il convento recentemente restaurato, sorge su un ampio piazzale circondato da una natura generosa e ancora lasciata integra.
Salendo poco più su si trova il ritiro di San Giuseppe che un tempo ospitava i novizi e che adesso, pur non essendo abitato, viene mantenuto in ottimo stato grazie all’opera di numerosi volontari. La vetta del Monte, Punta Telegrafo, si pone come culmine di un itinerario di grande suggestione in cui rifugiarsi per godere una pace che solo luoghi come questo riescono a offrire.
Un segno di civiltà e spiritualità
Nella Maremma del XVIII° secolo, dominata da corsari, malaria e da un’atmosfera di silenzio e di morte, San Paolo della Croce volle lanciare una sorta di “sfida” costruendo un convento che avrebbe costituito, nel tempo, un segno di civiltà e spiritualità. La storia vuole che fosse proprio il Santo a tracciare per terra con un bastone il semplice schema (un rettangolo) della chiesa, votata alla povertà ed all’austerità, come voleva la sua regola che, al tempo stesso, non disdegnava nessun “ornamento prezioso atto ad accrescere maestà e decenza al divin culto”.
Dal semplice tracciato del fondatore, in ripetuti interventi, si approdò, intorno alla fine del ’700, alla chiesa attuale e dal nucleo iniziale delle povere celle, si giunse, un secolo più tardi, al bastione che domina sull’Aurelia da Ansedonia ad Albinia. Il nucleo sorto quando viveva il santo, grazie al recente restauro, è oggi abbastanza riconoscibile e fruibile. Anche la chiesa è stata restituita a quella omogeneità che le fu data, nel 1780/82, dal “capomastro” Michele Rusconi.
Inserita nel corpo del complesso, la chiesa si presenta con una facciata neoclassica; l’interno appare quasi circolare, decorato con stucchi di gusto barocco, e conserva alcune opere di rilievo come la grande tela della Presentazione di Maria al Tempio significativamente collocata nell’abside a ricordare l’intitolazione della chiesa.
Sull’altare del transetto sinistro è collocato il dipinto di San Michele Arcangelo, protettore dei Passionisti, pregevole copia ottocentesca della celebre immagine di Guido Reni (Roma, chiesa di Santa Maria della Concezione).
Nella cappella a destra dell’ingresso si trova un quadro significativo per la storia del convento: La Madonna col Bambino che consegna a san Paolo della Croce il progetto del convento, opera del 1880 del pittore mancianese Pietro Aldi, che offre anche un interessante scorcio su Orbetello e la laguna visti dall’Argentario.